L’Alta Repubblica: Luce dei Jedi – 1/3



La versione italiana uscirà il 19 Aprile 2021 pubblicato da Panini Comics, ma se non avete problemi con gli spoiler, eccovi il riassunto e il commento della prima parte (di tre) del romanzo. 

Qui la seconda parte (X)
Qui la terza parte (X)

ATTENZIONE SPOILERS!

RIASSUNTO

Capitolo 1-18 – Prima Parte

E’ un periodo di massimo splendore per i Jedi. Simbolo di questo periodo di prosperità e espansione è la nuova stazione spaziale Starlight Beacon, nell’Orlo Esterno.

L’Alta Repubblica governa in un tempo di unione e di pace, dove tutte le voci sono ascoltate. E’ un’era di inclusione, cultura e bellezza a cui fa capo la visionaria cancelliera Lina Soh. Ma in questo periodo la frontiera è, più che mai, l’Orlo Estremo. Rifugio di chi vuole sfuggire alle regole dell’Alta Repubblica e spazio ancora poco conosciuto e pieno di insidie e pericoli.

Per questo uno degli obiettivi della cancelliera è di portare anche i mondi dell’Orlo Esterno dentro la Repubblica, attraverso la Starlight Beacon. La stazione però non è ancora operativa e nel frattempo l’ordine e la giustizia in questi luoghi viene difesa dai cavalieri Jedi che vi hanno stanziato degli avamposti.

Queste sono le premesse di Light of the Jedi.

La storia inizia con il viaggio di una nave a lunga percorrenza, con merci e passeggeri a bordo, diretta verso l’Orlo Esterno. Il viaggio scorre tranquillo fino a che dal ponte non notano che le stringhe di luci dell’iperspazio diventano rosse e gli strumenti segnalano qualcosa di grosso nell’ hyperlane che stanno percorrendo. L’impatto con un oggetto non identificato è imminente.

L’equipaggio è preso alla sprovvista perché quello che sta accadendo è impossibile: collisioni nel viaggio a velocità luce in rotte prestabilite è ‘matematicamente assurdo’. Nonostante il panico il capitano, con una manovra ardita, riesce a evitare l’impatto per il rotto della cuffia.

Anche nel sistema di Hetzal, nel centro di controllo che monitora il traffico, tutto sembra tranquillo.

L’addetto Marven si accorge che c’è qualcosa di anomalo sui monitor e che si avvicina a grandissima velocità. Hetzel non è un sistema di particolare interesse, è principalmente dedito all’agricoltura. In realtà Marven cita una tecnologia ancora in sperimentazione, quella del bacta, che a quanto pare è in parte in sviluppo proprio a Hetzal. Nel sistema stanno ancora cercando di produrre, piante e batteri, in maniera industriale. E’ una rivoluzione che avrebbe sostituito l’attuale sostanza Juvan nella medicina.

Le anomalie sul monitor sono tante e molte di esse sono in rotta di collisione con i pianeti o con i satelliti artificiali. Marven stesso è su una delle lune in linea di collisione. L’unica cosa da fare è inviare un segnale di soccorso e cercare di sopravvivere.

Su Hetzal Primo il ministro Ecka viene messo a conoscenza della situazione. Escludono un attacco perché non ci sono tracce di motori, ma non hanno idea di cosa siano le anomalie.
Centinaia di piccoli punti si muovono nel sistema a velocità pazzesca. Essi non hanno la tecnologia per abbatterli, qualunque cosa siano. Gli investimenti erano stati messi al servizio della gente e non nella difesa e armamenti. Il ministro decide di mandare un ordine di evacuazione per tutto il sistema, nonostante non ci siano i mezzi necessari per salvare tutti.

In questo momento disperato arriva il provvidenziale messaggio della Maestra Avar Krissi: i Jedi stanno accorrendo in aiuto.

Un vascello della Repubblica arriva finalmente nel sistema, la Third Horizon. Dalla essa si staccano ‘come petali da un fiore’ piccole navicelle: sono quelle dei Jedi, chiamate Vectors. Sono navi essenziali, col minimo degli scudi, armi e assistenza del computer. E’ tutto delegato all’abilità del pilota. A capo della Third Horizon c’è proprio Avar Kriss, membro dell’Ordine Jedi.

Avar Kriss entra subito in contatto con la Forza per analizzare la situazione, si mette a gambe incrociate e levita. Avar ha una capacità particolare: rileva il naturale legame tra i force-user e li rafforza, usandolo quasi come una sistema di comunicazione, buono per trasmettere sensazioni, locations anche se a volte sono informazioni inesatte. Tutti i Jedi coinvolti sentono, in fondo alla mente, la sua presenza rassicurante che li unisce.

Dopo l’introduzione di Avar Kriss, c’è quella di un padawan Bell Zettifar (umano) e del suo maestro, Loden Greatstorm (Twi’lek). Entrambi descritti alti e dalla pelle scura, sono appena atterrati su Hetzal Primo e decidono chi aiutare entrando in contatto con la Forza e percependo chi si sente più in pericolo. Loden ha un po’ un approccio particolare all’insegnamento del suo padawan, e segue il detto “ti butto in piscina per farti imparare a nuotare”.

Bell e Lodan si trovano in una situazione alla Titanic con navi, come le scialuppe, prese d’assalto dalla gente comune. In particolare c’è una nave lussuosa privata che potrebbe imbarcare molti civili e salvarli, ma non lo fa.

Sulle altre navi della Repubblica, l’Aurora IX e l’ Aurora III, si cerca di trovare un sistema per abbattere le anomalie prima che impattano uccidendo milioni di persone. Il piano deve essere però presto abbandonato perché un Jedi wookie, Burryga, sente attraverso la Forza che l’anomalia più grande in realtà è un pezzo di una nave ed è pieno di persone vive.

Nel frattempo ci viene spiegato che questa sorprendente presenza dei navi della Repubblica in quello spazio è puramente fortuito. Erano tutte nelle vicinanze a causa di un ritardo sul sopralluogo alla Starlight Beacon. Avar Kriss pensa a come la Forza abbia creato questa strana coincidenza e chiama, questo insieme di situazioni, la “canzone della Forza”. Avar Kriss, con la sua abilità, ha anche un quadro abbastanza chiaro di quello che stanno facendo tutti i Jedi.

In questo frangente abbiamo da Avar Kriss la descrizione di Elzar Mann, il suo più vecchio e caro amico nell’Ordine. Un Jedi prevalentemente solitario che per eccezione lavorava solo con lei e con Stellan Gios. Elzar viene dipinto come inaffidabile, uno che smanetta con la Forza e le tecniche Jedi. A volte i suoi esperimenti hanno ampliato il comprendimento della Forza dell’Ordine, ma a volte falliva e falliva in modo spettacolare. Avar continua pensando che era spesso frustrante avere a che fare con lui, perché non ama spiegare i suoi piani, anche in situazioni di vita o di morte come quella corrente. Per questo era rimasto un cavaliere Jedi e non era diventato un maestro e Elzar lo trovava ingiusto. Avar pensa che il loro rapporto funziona perché lei non chiede spiegazioni. Mai. Sin da quando erano giovani al Tempio Jedi. Elzar era divertente e intelligente. Lei, Elzar e Stellan era inseparabili durante il loro addestramento.

Ma torniamo alla trama. La missione impossibile ora è fermare l’apocalisse e salvare le vite anche di chi è nei pezzi di nave che viaggiano come proiettili verso il pianeta.

Il capitano dell’Aurora III ha un’idea. Tra l’equipaggiamento della nave hanno anche delle morse gigantesche cablate con seta Egariana, molto più elastiche e resistenti dello standard. Dovrebbero essere abbastanza forti per prendere e fermare uno dei pezzi di nave, ma dato che sono come proiettili impazziti, sarà difficile. Joss chiede l’aiuto dei Jedi per il suo piano: se con la Forza essi riescono a rallentare, anche di poco, l’oggetto e tenerlo insieme, l’Aurora III può provare a prenderlo con le morse. Per quanto il piano sia assurdo, i Jedi accettano e promettono che faranno del loro meglio. 

Alcuni frammenti intano impattano e provocano i primi danni e vittime, sia alle navi impegnate nel salvataggio che sul pianeta.

Nella capitale su Hetzal Primo, Bell e il suo Maestro hanno a che fare con dei predoni senza scrupoli che vogliono approfittare del caos per rubare delle navi, sparano anche sulla folla.

Intanto sulla Third Horizon Avar Kriss sente qualcosa di strano nella Forza. E’ come se ci fosse un grande buco vuoto e silenzioso in mezzo al pandemonio che percepisce, e non è una cosa positiva. Qualcosa cerca di sfuggire sospettosamente ai suoi sensi.

Analizzando meglio sul monitor quello che sta succedendo nel sistema Avar nota uno dei frammenti, senza forme di vita, lasciato indisturbato al limite delle operazioni. La sua rotta sembra finire dritto verso la stella e per questo non è considerato prioritario. Avar non è convinta che sia così innocuo e chiede se uno dei satelliti più vicini può analizzarlo meglio.

L’anomalia si scopre essere un enorme modulo container che perde qualcosa di liquido mentre si muove. Dalle analisi si identifica la volatile forma liquida del gas Tibanna.

Fortunatamente c’è almeno una buona notizia e il piano di agganciare la sezione di nave in movimento ha successo. Grazie alla Forza, i Jedi riescono a tenere insieme l’integrità strutturale della scheggia e a moderarne la velocità, evitando così la distruzione e l’uccisione delle vite al suo interno.

Non c’è tempo per rilassarsi però. Un nuovo ordine di evacuazione dell’intero sistema viene lanciato dalla Third Horizon, da eseguire anche interrompendo le operazioni di salvataggio in corso. Avar Kriss si fa lasciare sul pianeta e contatta subito tutti i Jedi per spiegare quello che è il pericolo più grande. 

Per lei è una scelta ben ponderata quella di farsi lasciare a terra: è più facile connettersi con la Forza: lì è pieno di vita piuttosto che nel freddo e vuoto cosmo. Avar per un attimo pensa a come Elzar approverebbe quel piano temerario. “Meglio chiedere perdono che permesso” era praticamente il suo motto.

Avar apre il commlink e spiega a tutti i Jedi che il container con il Tabanna liquido è in rotta verso la stella e che provocherà una reazione a catena che distruggerà tutto. Chi vorrà (non sono obbligati) si unirà a lei e chiedendo aiuto alla Forza, dovranno provare a modificare la traiettoria del pericoloso oggetto. Tutti rispondono all’appello di Avar.

Avar crea una connessione mentale con tutti i Jedi, cercando di indirizzare tutti i loro sforzi in un unico punto del container. E’ una fatica enorme e quando a un certo punto Avar perde la concentrazione, gli altri Jedi si stringono compatti aiutandola di nuovo a focalizzarsi su un punto e completare la missione.

Sono dozzine i Jedi che agiscono come uno solo. Alcuni, per la troppa concentrazione, perdono il controllo dei loro vector, si schiantano e perdono la vita.

Ciononostante non basta e la traiettoria non cambia abbastanza. C’è bisogno di più. Alcuni Jedi sono svenuti dal primo sforzo, ma devono stringere i denti e tentare ancora. Altri Jedi muoiono. Ma alla fine il sacrificio porta a compimento la missione e il container evita la stella. Il sistema è salvo.

Quello che i Jedi non sanno è che la loro eroica impresa è stata trasmessa a Coruscant, dove tutti hanno potuto vedere quello che succedeva in diretta. All’inizio era solo una trasmissione privata per la cancelliera, ma qualcuno aveva deciso di mandarlo pubblicamente.

Lontano, mentre i Jedi salvano Hetzal, altri frammenti sono caduti su Ab Dalis, nel sistema omonimo. Molti volenterosi accorrono nei luoghi dell’impatto per aiutare la gente, ma trovano una brutta sorpresa. Predoni, assassini, ladri: i Nihil. Mostri di cui si sa pochissimo tranne che arrivano e spariscono, lasciando dietro di sé morte e devastazione. Prendono ciò che vogliono e distruggono il resto.

I Nihil hanno navi piene di spuntoni, come mazze ferrate, e lanciano arpioni invece che sparare laser e missili. Ci sono sono solo racconti di chi è scappato e nessuno di chi li ha combattuti. E i poveri malcapitati di Ab Dalis lo stanno imparando a loro spese.

COMMENTO

Questa è la prima parte del romanzo di debutto della High Republic, libro apripista della nuova linea temporale aperta nella galassia di Star Wars e ambientata circa 200 anni prima La Minaccia Fantasma. L’autore, Charles Soule è una vecchia conoscenza dei fan di Star Wars. Già autore di numerosi comics come L’ascesa di Kylo Ren, Darth Vader e Poe Dameron, stavolta si cimenta con un romanzo.

Non è un compito facile aprire un un nuovo capitolo narrativo soprattutto in un universo complesso come quello di Star Wars. Se si aggiunge anche il clima di insoddisfazione dopo il disastroso L’Ascesa di Skywalker, l’impresa si presenta ancora più ardua.

Le premesse della High Republic sono quelle di raccontare un periodo estremamente dorato nella storia della Repubblica. Charles Soule stesso, durante la premiere ufficiale, aveva parlato di ispirarsi idealmente a due Camelot. La prima è quella leggendaria di Re Artù e i suoi cavalieri, l’altra è quella moderna dei primi anni ‘60 americani percepiti da tanti come un periodo di grande ottimismo e espansione. Charles ci vede un periodo dove tutto è visto possibile, un decennio che è culminato con lo sbarco sulla Luna, e voleva trasporre quello stesso spirito proiettato al raggiungimento di grandi vette in Star Wars.

I personaggi si scambiano spesso una frase che non è “Che la forza sia con te” ma è “Noi siamo la Repubblica”. E’ una frase d’incoraggiamento basata su questo collante identitario che è il far parte di questo grande progetto di Repubblica della Cancelliera Suprema Lina Soh. Un ideale che unisce tutte le specie, i pianeti e le esigenze diverse verso il comune obiettivo di miglioramento.

Questo ottimismo è permeante nella prima parte del romanzo. Forse è anche troppo.

Però ammetto che è difficile capire se questa cautela verso tutto questo mondo dorato è dovuta alla diffidenza dopo la cinica doccia fredda di Episodio IX, sommata alla situazione della pandemia in corso, o a una oggettiva forzatura narrativa.

Il romanzo trabocca di tanti personaggi, navi e luoghi nuovi e per questo si dilunga spesso in descrizioni. E’ normale per un libro che deve praticamente introdurre tutto, per questo non è da considerare un difetto di per sé, anche se a volte si sente il bisogno di non spezzare l’azione.

I personaggi che trovano più spazio per ora sono Avar Kriss e la coppia padawan/maestro Bell Zettifar e Loden Greatstorm. Ma manca ancora una personalità definita per questi Jedi, e spero che una caratterizzazione più chiara ci sarà più avanti. 

Quello che impressiona il lettore è che Avar e i Jedi compiono un’impresa a dir poco incredibile e che porta a un nuovo livello le parole di Yoda su cosa si può compiere grazie alla Forza e alla connessione tra gli esseri viventi.

E’ sempre un gioco pericoloso quello di aggiungere ai Jedi capacità prima mai menzionate. Soprattutto se si parla di ‘spostare’ intere navi o oggetti a grande velocità nello spazio. Con questo non voglio affermare che i Jedi debbano per sempre restare uguali a sé stessi, ma c’è un equilibrio molto delicato che non è da sottovalutare. Ambientando tutto questo nel passato, ci si ritrova sempre a dover fare i conti con quello che è successo anche molto dopo. Duecento anni possono essere sufficienti per ‘perdere’ delle nozioni o delle abilità, ma possono essere anche molto pochi in un universo dove non è mai chiaro il livello di comunicazione e tecnologia. In Star Wars il livello tecnologico non è mai stato importante (e in realtà è un po’ tutto immerso in un unico limbo), ma sembra sempre che le informazioni o non circolino o si perdano inesorabilmente. I Jedi, nonostante i loro archivi e i loro Holocron, creano delle bolle di sapere che poi, a un certo punto, spariscono.

Spero solo che, andando avanti in questa storia, non facciano l’errore commesso in Episodio IX dove ‘rubando’ un po’ l’idea in The Mandalorian, dove hanno inserito nella saga principale gli stessi poteri di guarigione del piccolo Grogu/Baby Yoda in modo abbastanza improvvisato e gratuito. Speriamo che l’introduzione di queste capacità sia stata più ponderata dell’inseguire l’interesse momentaneo del pubblico. In questi anni dominati dai prodotti Marvel, il rischio ‘superpoteri’ purtroppo è sempre dietro l’angolo.

Per ora possiamo pensare che in questo periodo i Jedi non si danno i limiti e le imposizioni che intuiamo nelle epoche successive. C’è forse una libertà inedita. Forse manca il peso di doversi confrontare con le tentazioni del Lato Oscuro e sembra che questa libertà sia personificata (all’estremo) nel personaggio di Elzar, uno sperimentatore della Forza.

Avar ci viene presentata con una rettitudine e uno spirito di abnegazione totale e sono curiosa di vedere se messa a confronto con un personaggio come Elzar, più imprevedibile, ci possa essere qualche guizzo o qualche scintilla.

Anche il maestro Loden Greatstorm ha spigolature interessanti. Il suo approccio pratico e poco ortodosso nell’addestramento del suo padawan può portare a situazioni potenzialmente divertenti.

Non c’è ancora nulla della mitica contrapposizione bene/male e non so se mai ci sarà mai in tutto questo filone della High Republic. (almeno non nella forma in cui ce l’aspettiamo tutti in Star Wars). Il pericolo che stanno affrontando i Jedi, molto concreto, è forse più un tema da Star Trek che da Star Wars: organizzazioni dedite al crimine che minano l’espansione e la pace coi loro metodi. Non resta che vedere come si svilupperà la storia. 

Concludo con una scena molto carina descritta nei primi capitoli. Marven, nel centro di controllo, guarda la sua collega Vel Caraan mentre è immersa a leggere invece che lavorare. La cosa bella è che Vel sta leggendo un romanzo romantico sui Jedi, cosa che Marven dice di conoscere bene. Sono romanzi ambientati nell’Orlo Esterno, pieni di “amori con corrisposti e sguardi languidi dove l’unica azione erano i combattimenti a spade laser, chiaramente sostituti a quello che i personaggi volevano fare veramente’. 

Se questa non è una strizzatina d’occhio a Ben e Rey e alla loro tumultuosa relazione, non so proprio cos’altro sia. Grazie Charles!!!

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Qui la terza parte (X)

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