Cosa tenere del passato? E cosa buttare?

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Queste sere di Gennaio sono state una buona occasione per leggere un libro davvero stupendo, The Art of Star Wars The Last Jedi. Tra le magnifiche illustrazioni che raccontano la produzione del film, ci sono anche tantissimi spunti di riflessione.

C’è un passaggio molto bello da citare in cui Rian Johnson racconta di come un regista come lui si è trovato ad affrontare la sfida di un film della galassia sacra di Star Wars e della difficoltà di introdurre qualcosa di nuovo in una struttura così ben definita e che ama citare sé stessa.

“Una cosa fondamentale per me era: cosa tenere del passato e cosa no? Qual’è il valore dei miti con cui sei cresciuto? Qual’è il valore di fare qualcosa di nuovo e buttare via quei stessi miti?  Per me questo è mostrato perfettamente nel film nella relazione tra Kylo e Rey: lei cerca il suo passato e tenta di riconnettersi con esso e Kylo invece vuole buttalo via tutto. Alla fine sto con Rey. Ma non è così semplice, ci sono molte sfumature e aspetti interessanti. Yoda per esempio esprime parte dei sentimenti di Kylo. Ma è anche un peccato venerare tanto il passato da diventarne schiavo.”

Rian Johnson – The Art of Star Wars The Last Jedi pg.76

E’ molto bello come Rian riesca a legare la difficoltà che c’è col relazionarsi col passato stesso di Star Wars a quello che avviene nella trama di questa trilogia. Una tematica che è essenzialmente il punto di scontro tra Rey e Kylo Ren e il loro diametralmente opposto rapporto col passato.

Se il passato di Rey è umile, miserevole e serve perlopiù come una rampa di lancio verso il futuro, per Kylo è un peso insopportabile che lo trascina sempre più giù. Se l’una ne è alla spasmodica ricerca, l’altro ne è quasi schiavo.

L’eredità, il sangue e l’origine sono l’uno all’opposto dell’altro ed è anche per questo che funziona così bene la contrapposizione fra Rey e Kylo Ren. Questo è anche il perché un’origine blasonata di Rey non avrebbe alcun senso e renderebbe vano l’importante gioco degli opposti che ci viene mostrato.

In Gli Ultimi Jedi, Rey è già sulla buona strada per voltare pagina e affrontare il futuro, crescendo. Dopo aver conosciuto e perso Han, ha conosciuto Luke e ha visto come anche le leggende possono sbagliare. Può contare sull’amicizia di Finn, sul supporto della Resistenza e sulla solidità di Leia. Nonostante gli intoppi, tutta la sua vita è rivolta in avanti.

Kylo purtroppo è in tutt’altra situazione. Il suo dolore è radicato nel passato, così come le sue paure. “Rabbia,paura, violenza: sono loro il Lato Oscuro! “
La violenza è nel suo desiderio di abbattere quel passato, ma solo contro quello che gli ha fatto del male direttamente (Luke, Han). In un’altro passato, quello lontano e idealizzato, cerca di trovarne conforto ma senza mai riuscirci (Darth Vader)

Se lo scontro di Kylo Ren contro Luke è stato sicuramente il più spettacolare, non è però il più importante di questi due film.

E qui torniamo su Han Solo e su di un’altro passaggio interessante di The Art of Star Wars The Last Jedi

“A questo punto della storia, trent’anni dopo la caduta dell’Impero, Luke emozionalmente è in un luogo oscuro. Ha sempre avuto dentro di sé il potenziale del Lato Oscuro essendo figlio di Darth Vader. E’ in difficoltà. Così è finito per esiliarsi in un tempio Jedi su un nuovo pianeta e lui è lì a meditare e riflettere sulla propria vita”  […] Han Solo, reintrodotto nella seconda parte del film (il Risveglio della Forza) ha tempo per esaltare il suo personaggio. Per la prima volta in Star Wars, sarà Han a ricoprire il mitologico archetipo del mentore per Rey, come Obi-Wan Kenobi è stato per Luke in Una Nuova Speranza. […]
“Alla fine abbiamo visto che più o meno nello stesso punto in cui Obi-Wan viene ucciso in Una nuova speranza, Han Solo viene ucciso da Kylo Ren, suo figlio! Questa è roba biblica! Roba pesante! Sapevo che Harrison Ford l’avrebbe amata: erano anni che voleva che Han morisse.  […] L’impatto della morte di Han Solo sarebbe durato per tutta la durata dei due film rimanenti della trilogia sequel.”

Doug Chiang e Christian Alzmann – The Art of Star Wars The Last Jedi pg.19

Kylo, per quanto ci provi, non può fuggire dal quello che rappresenta suo padre e Luke non fa altro che ricordarglielo in punto di morte. “Sarò sempre con te, ragazzo. Come tuo padre.”

E se il pubblico se lo fosse perso, il passato si materializza in un oggetto simbolico impossibile da non notare, quando Kylo è inginocchiato solo e sconfitto con i dadi che Han teneva nel Millenium Falcon in mano.

Luke ha fatto in modo di resistere finché li trovasse? Probabilmente sì.

I dadi hanno una simbologia che va oltre al semplice significato del gioco e del destino, sono anche simbolo di buon auspicio e di ciò che è saldo e durevole.
Tenendo conto di questi molteplici significati, quell’inquadratura con i dadi nella mano di Kylo può essere interpretata in tanti modi.

Se pensiamo al dado come probabilità, forse è della vita di Kylo quello di cui stiamo parlando. Possono essere le sue chance di restare al Lato Oscuro o di passare al Lato Chiaro? O forse delle chance che ha di andare con Rey o convincerla a restare con lui?

Il simbolo di buon auspicio che sono i dadi, ci dà tranquillità sulle possibilità di sopravvivenza di Kylo Ren a questa trilogia?

Ma se pensiamo al significato più antico del dado, quello legato all’elemento terra e quindi a ciò che è saldo: che cosa è più durevole del proprio passato?
Per quanto Kylo dica di “Uccidere il passato” probabilmente non ne sarà mai capace e sarà inevitabilmente costretto ad accettarlo.

Ma come sappiamo, sia i Solo che gli Skywalker sono dei gran testardi!

(I dadi mostrati sono quelli con cui Han ha vinto il Milleniun Falcon. E cosa esce a Maggio? Han Solo. A Star Wars Story. E’ praticamente certo che quegli stessi dadi li rivedremo anche nello spin-off)

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