Star Wars The Last Jedi – Extended Edition –  Commento della Parte I e II

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Questa parte del libro copre: l’attacco a D’Qar, Rey che arriva su Ahch-To, Kylo da Snoke, Finn che si risveglia, il Primo Ordine attacca la Resistenza una volta tracciati dall’iperspazio.

Allora, per comodità riassumo gli avvenimenti e il commento per personaggi.
(avviso già che Poe e Finn li recupero al prossimo post)

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REY

Chewbacca non accompagna inizialmente Rey da Luke perché preferisce controllare il Falcon e rimetterlo a posto dopo tutte le modifiche fatte su Jakku. Va invece con Rey quando capisce che Luke non l’avrebbe ignorato come ha fatto con lei.

Rey ha la nausea a guardare il mare di Ahch-To: dopo una vita passata nel deserto, il suo cervello fatica a codificare la massa d’acqua in movimento come una superficie.

Rey sente che lei era destinata ad arrivare su quell’isola.

Guardando l’X-Wing sommerso, gli istinti da mercante di rottame di Rey si mettono subito in moto e fa subito una valutazione del relitto. Vede subito che la porta della capanna di Luke è frutto della razzia della nave, oltre ad altri pezzi, e che già da quella distanza la corrosione è tale da rendere tutto inutilizzabile e senza alcun valore: zero porzioni.

La scena in cui Luke rifiuta la richiesta di aiuto di Rey è molto simile a quella del film, anche se Luke aggiunge il fatto che sa che i suoi amici stanno soffrendo. Sappiamo già che Rey non demorde così facilmente, e si piazza davanti alla porta di Luke forte delle due cose più importanti che gli ha insegnato Jakku: recuperare cose rotte e aspettare…

E che cos’è Luke Skywalker se non un uomo spezzato? (e c’è qualche altro uomo a pezzi in questa trilogia?^___^)

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IL GENERALE HUX E IL PRIMO ORDINE

Premessa: Il Generale Hux gode di una considerazione bassissima e pessima da parte di tutti, ma proprio tutti i personaggi, sia della Resistenza che del Primo Ordine. Ovunque si parli di lui, è sempre in modo negativo e derisorio.

L’udienza che Hux ha nella sala del trono prima di Ren, nel libro è narrata sin dall’inizio.

Tramite Hux veniamo a conoscenza che Snoke ha voluto che la capitale del Primo Ordine fosse la Supremacy e non una città o un pianeta. E’ stata una strategia che Hux aveva appoggiato perché un pianeta era più vulnerabile, sia economicamente che socialmente. Così come si era dimostrata Hosnian Prime.

Hux si crogiola nel pensiero che la distruzione della Nuova Repubblica sarà ricordata per un millennio, insieme al suo nome. Pensa già a quale sarà la sua ricompensa da parte di Snoke e spera che sarà il titolo di Comandante della Supremacy. Il generale è ambizioso e si spinge a pensare che questo titolo sarebbe un passo appena prima di Leader Supremo Hux.

Hux crede nell’esistenza della Forza, ma non le dà tutta questa importanza. E a suo pensare, anche Snoke doveva essere del suo stesso avviso perché a parte Ren, non aveva mai cercato persone che potenzialmente potevano usarla tra le truppe di assaltatori.

Questo è un dettaglio davvero interessante: a Snoke non interessa avere un esercito di force user. (certo l’esperienza dell’Ordine dei Jedi non ne depone a favore). Possiamo trovare qui la conferma che i Cavalieri di Ren sono un’organizzazione completamente staccata dal Primo Ordine? Tanto che non sono nemmeno a bordo della Supremacy e neanche tenuti lontanamente in conto da Hux?

Anche se non li abbiamo mai visti nel presente della storia (solo nella visione di Rey), Snoke ne parla tranquillamente ne Il risveglio della Forza. Dove sono allora? E che ruolo hanno?

Torniamo al libro intanto…

Hux quindi preferisce concentrarsi su quello che davvero fa del Primo Ordine la potenza della Galassia: l’avanguardia tecnologica. Ed è anche il motivo per cui si presenta da Snoke senza la paura di essere punito pesantemente perché già sa che può tracciare la Resistenza nell’iperspazio.

E qui, finalmente, ci spiegano come fanno…

Il generale dice a Snoke come combinando un millennio di dati di navigazione dell’Impero, alla Repubblica, alla Federazione dei Mercanti, a quelli dei Separatisti etc… fondamentalmente hanno a disposizione un calcolo statistico molto preciso della destinazione di una nave a seconda della sua ultima traiettoria conosciuta. Mille miliardi di potenziali destinazioni sono prima ridotte in un migliaio, poi in una dozzina e fino a diventare una sola.

Quando Kylo Ren fa il suo ingresso nella sala, Hux ha appena detto a Snoke che la destinazione della flotta della Resistenza è stata calcolata e Snoke lo congeda.

Hux è pieno di sé perché era stato convocato per essere punito e invece è stato lodato per la sua creatività tecnologica. Sa che per Kylo Ren non sarà così, perché il suo fallimento su Starkiller è stato completo e ha passato tutto il tempo ad essere rimesso insieme dai droidi medici.

Qui Hux ha un altro pensiero che svela le sue vere intenzioni. Snoke ha trasformato una massa di profughi dell’Impero in una forza in grado di reclamare il governo della Galassia. Ma sa che il futuro avrà bisogno di un leader diverso, uno che sappia guidare lo sviluppo industriale e tecnologico della Galassia e che intanto sappia governare i suoi cittadini. Né Snoke, né Ren sarebbero quel tipo di Leader.

Anche se sappiamo che in un libro del genere non ci possono dire troppo delle vere intenzioni dei personaggi è però lampante che l’ambizione di Hux non lo trattiene dal puntare molto in alto. Una volta morto Snoke, solo Kylo Ren rimarrebbe come unico ostacolo alla sua ascesa.

E’ davvero un pericolo concreto per Kylo Ren? Che sia Hux in grande cattivo nell’ombra di questa trilogia?

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LEIA

Leia, come Luke, è una donna che sente il peso della sua esistenza piena di perdite. Lo dice subito, che nelle sue cinque decadi di vita sono state la guerra e il dolore le sue più fedeli compagne.

Nel primo capitolo, mentre la base di D’Qar viene evacuata, le viene detto da Ackbar che Han è morto e le viene chiesto di dire due parole in memoria. Leia non vuole farlo ma si rende conto che con la Resistenza ormai ridotta al lumicino, soprattutto dal punto di vista logistico, è lei stessa la sua risorsa migliore. E non si può far vedere distrutta.
Leia tiene una piccola celebrazione nella foresta, adagiando una piccola figura in legno che Han aveva scolpito su Endor, sulle radici di un albero. Leia gli aveva chiesto innocentemente se era un Ewok, ma il modo in cui Han l’aveva buttata via con imbarazzo le aveva fatto capire che doveva essere lei. Se l’era tenuta cara perché Han, anche nel Falcon, non aveva mai avuto nessun effetto personale tranne i dadi dorati che teneva appesi.

Dopo Endor, Leia aveva imparato a connettersi alla Forza. Questo l’aveva aiutata molto durante la sua carriera politica, dal capire l’umore degli interlocutori all’essere sorretta nei momenti difficili. E dopo la fuga rocambolesca dal Primo Ordine sentiva il bisogno proprio di questo sostegno.

Leia fece come le aveva insegnato Luke e sentì le emozioni contrastanti dell’equipaggio, prima in modo vago, poi concentrandosi sulle persone care come Ackbar e Poe.

Le venne in mente di come Luke le aveva detto che ad un certo punto aveva rifiutato gli insegnamenti di Yoda e Obi-Wan sull’attaccamento e sul sentimento. Ora Leia sapeva che era stato un amore corrotto dalla gelosia e dalla possessività a far cadere il padre nel Lato Oscuro. Luke le aveva detto come non credeva che fosse perso completamente, al contrario di ciò che dicevano i suoi maestri. Aveva insistito sul fatto che se un sentimento coinvolgente gli aveva fatto scegliere il Lato Oscuro un sentimento simile, e in questo caso l’amore tra padre e figlio, l’avrebbe riportato al Lato Chiaro,

Luke aveva avuto ragione e ignorare i suoi maestri aveva salvato Anakin, l’Alleanza Ribelle e tutta la Galassia.

Leia cerca anche di sentire anche Luke. Una volta lo sentiva anche fin dall’altra parte della Galassia, ma ora no. Leia ricorda di come, dopo che il tradimento aveva spaccato la sua famiglia aveva percepito l’agonia profonda di Luke. Quando lui l’aveva abbandonata nel momento più disperato, lei l’aveva lasciato fare e non l’aveva cercato. Anzi, per un po’ aveva anche voluto che fosse lontano. Quando aveva ricominciato a cercarlo, lui era sparito.

Come in Bloodline, anche in questo libro tutto ciò che coinvolge Leia è circondato da un’aura di dolore. E’ la solitudine di una donna che ha vissuto una vita difficilissima e che ha sofferto in quasi tutti i suoi affetti.

Qui abbiamo la conferma che Leia è a conoscenza di quello che è successo tra il figlio e Luke e comprensibilmente questo fatto ha diviso i gemelli.

L’altra cosa che scopriamo è che Leia è a conoscenza delle ragioni che hanno condotto Anakin Skywalker al Lato Oscuro, cosa che in Bloodline ignorava. E’ un segreto che le ha confidato Luke? Chissà se questo fatto sarà esplorato in qualche altro libro…

L’altra nota di amarezza è da questo piccolo particolare con Han e della piccola scultura che le aveva fatto. Han non era un uomo ricco, ma il non avere nessun oggetto personale è significativo del suo vivere senza attaccamenti. Un modo che deve aver sviluppato in un’esistenza sempre in fuga e in cui gli affetti, forse, erano visti come un peso. Su questo penso e spero che avremo presto delle risposte col prossimo film spin-off.

Torniamo al libro…

Nel momento in cui Leia sente Kylo sul TIE viene immediatamente immersa nei ricordi.

Quando lo aveva ancora in grembo e sentiva la Forza in lui brillare sebbene anche striata di nerissime ombre. Luke le aveva detto che era normale.

Quando era il bambino dai capelli più soffici che Leia avesse mai toccato.

Quando seguiva Han ovunque, coi suoi dadi in mano, dicendo a tutti che sarebbe diventato un grandissimo pilota come suo padre.

Quando era cresciuto fino a diventare un ragazzo solitario e aveva cominciato a mostrare la sua rabbia con oggetti che cadevano all’improvviso e cose che si rompevano.

Un figlio che gli era stato portato via dai raggiri di Snoke, dagli sbagli di Luke e dalla propria rabbia.

Una volta catapultata nello spazio, Leia pensa a quanto sia semplice lasciarsi andare e essere finalmente in pace. Ma poi vede il segnale blu di Rey che fluttua nello spazio e decide che non è ancora il momento e che deve lottare, per far tornare e Rey e per tutta la Resistenza.

Tramite le sue riflessioni, abbiamo questi brevi scorci sulla vita di Ben e sulla sua trasformazione da un bambino innocente a quella persona tormentata che è diventata da adulta.

C’è bisogno di commentare? Il dolore con cui convive questa donna è immenso, così come il suo senso del dovere.

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KYLO REN

Come già spiegato da Jason Fry, per ordine dall’alto, il libro non ci dà quasi nessun approfondimento su Kylo Ren.

Durante la sua prima convocazione nella sala del trono, capiamo solo il suo fastidio per Hux e che non è in vena di sapere da Snoke perché ancora lo tiene al comando.

Dopo che il Leader Supremo gli chiede come sta la ferita, veniamo a sapere che nonostante le cure, la cicatrice sul viso probabilmente gli rimarrà a vita e che il colpo inflittogli da Chewbacca poteva essere fatale se non l’avesse contenuto usando la Forza. Snoke gli accarezza il viso dopo che si è tolto la maschera, un gesto ancora più di scherno dato che dopo lo rimprovera come nel film e lo colpisce.

Nell’ascensore Kylo è preso da una rabbia incontrollata, alimentata dalla Forza, che gli permette di distruggere completamente il pesante casco.

Quando attacca la Resistenza, sente subito la presenza della madre.

Rivive i momenti in cui ascoltava litigare i suoi genitori, mentre pensavano che lui non sentisse, e parlavano come se non fosse loro figlio ma una specie di mostro.

Kylo sente la stanchezza della madre, ma soprattutto dolore e preoccupazione.

“E’ troppo tardi per dispiacersi, madre. Ma fai bene a preoccuparti.” pensa Kylo

Ha il dito sul grilletto mentre sente che la madre non è preoccupata per sé stessa, ma per lui. E non era arrabbiata, ma si struggeva nel volerlo indietro con lei.

Kylo non ce la fa a sparare.

Il TIE al suo fianco lo fa e il colpo lo prende completamente di sorpresa. Se fosse stato più concentrato Kylo pensa che avrebbe fermato il siluro prima che colpisse la nave.

Non c’è quasi nulla in più da quello che si vede nel film, tranne che Kylo non desidera la morte della madre… tanto che sarebbe anche intervenuto attivamente per salvarla!

Questo ci fa capire che il rimprovero di Snoke ha segnato un punto di rottura tra Kylo e il suo maestro, cosa che poi si concretizzerà nel tradimento vero e proprio.

Probabilmente Kylo ha capito che la guida di Snoke non lo sta portando da nessuna parte e che deve trovare un modo per liberarsi da lui.

Leggendo la parte del rimprovero e riguardando il film, comincio a convincermi del fatto che questa “fissazione” di Kylo col nonno non sia una cosa nata da lui, ma inculcata e fomentata da Snoke come metodo di manipolazione. E Kylo comincia a capirlo non solo perché dopo il suo fallimento la maschera non ha più nessuna importanza, ma anche perché sente la conferma per bocca di Snoke stesso di come egli manipola Hux.

E se Snoke riesce a manovrare Hux, che garanzia c’è che non lo fa anche con lui?

Quando nell’ascensore Kylo spacca la maschera non lo fa tanto per umiliazione o rabbia contro sé stesso, ma anche come gesto di ribellione verso Snoke. Kylo rigetta l’idea di diventare un emulatore del nonno come voleva Snoke, e decide di seguire sé stesso liberandosi da quel simbolo di schiavitù.

E’ un rifiuto del ruolo che Snoke ha scelto per lui e che gli è sempre stato stretto.

E’ un passo in più verso una consapevolezza più profonda di sé.

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